Spettacolo gratuito il 23 aprile, presso la Sede di Catania dell’Istituto per la Cultura Siciliana insieme all’Associazione Culturale Terreforti, che ringraziamo per la bellissima proposta.
Domenico Tempio, noto anche come Micio Tempio, iniziò presto a scrivere in versi e acquistò fama di buon poeta. Fu accolto nell’Accademia dei Palladii e nel salotto letterario del mecenate Ignazio Paternò principe di Biscari e come questi fece parte della Massoneria.
È considerato il maggiore poeta riformatore siciliano, però fu conosciuto e apprezzato dai contemporanei e presto dimenticato: per tutto il XIX secolo fu censurato e bollato come poeta pornografico, prendendo spunto solo da una parte dei suoi componimenti. Dopo la seconda guerra mondiale si rivalutò la sua opera.
Tempio è ora considerato un poeta libero che usa tutti i suoi mezzi per smascherare le falsità e gli inganni della società. Le sue opere spaziano dall’esaltazione dell’operosità dell’uomo alla critica alla Chiesa, dalla contemplazione della natura alla critica dell’ignoranza. La sua stessa Sicilia è vista rivalutata da un realismo che spazza via il mito di una società pura e incontaminata. In alcune opere anticipa ampiamente il movimento verista che si sarebbe affermato solo quarant’anni dopo la sua morte. (tratto da Wikipedia).
La rappresentazione è stata curata dalla Compagnia di Artisti che ci ha omaggiato di questa bellissima iniziativa culturale di grande spessore.
Con:
Giove Gaetano Gullo
Melpomene Letizia Tatiana Di Mauro
Esculapio Alfio Guzzetta
Coro:
Michael Castorina
Concetto Cefalà
Alessia Costa
Francesca Privitera
Francesca Sanfilippo
Martina Salamanca
Dalla presentazione riportiamo queste due critiche teatrali:
“Domenico Tempio visse il suo momento arcadico, si dilettò di Clori ed anche di Fileni. Visse il suo momento illuministico. Fu travolto da una gagliarda ventata di giacobinismo per ritrovarsi, ancora una volta, affamato e indifeso, timido e spaurito, nei salotti mondani delle varie Principesse di Valsavoja o dei Baroni Guttadauro”. (Santo Calì)
“Due pretendenti si disputano una certa carica, la quale non offriva che sparutissimi guadagni. La lotta impegnata intanto sembrava che piegasse favorevolmente per quello che dilettavasi di esercitare l’arte salutare, allorquando l’altro competitore, che era amico delle muse, seppe ottenere a suo vantaggio altri voti, e contro ogni aspettativa risultò nel posto. Siccome trattasi di contesa tra due orfani, i quali scesero a tutte le viltà per riuscire nello intento, il nostro poeta volle eternare il ridicolo avvenimento col presente dramma”. (Giannotta)
Sul quotidiano online “La Voce dell’Isola” è stato pubblicato due giorni fa il seguente articolo a firma di Vittorio Spada
Alfio Guzzetta all’Istituto per la Cultura Siciliana
Alfio Guzzetta, attore e scrittore, costantemente in campo, sulle scene, per proporre e riproporre la continua ricerca delle radici culturali della Sicilia.
Ultima prova, in ordine di tempo, la (ri)scoperta di un Domenico Tempio poco conosciuto che, in un atto unico dal titolo “La scerra di li numi”, ci mostra come nulla su questa terra cambia, nonostante il trascorrere del tempo. La farsa è stata presentata nel salone dell’Istituto per la Cultura Siciliana, dal Collettivo “Terre Forti” animato proprio da Alfio Guzzetta, con l’attiva partecipazione di Gaetano Gullo, Letizia Tatiana Di Mauro, Michael Castorina, Concetta Cefalà, Alessia Costa, Francesca Privitera, Francesca Sanfilippo, Martina Salamanca, con l’introduzione del presidente dell’Istituto, Luigi Asero.
Numeroso il pubblico, nonostante l’accogliente ambiente dell’Istituto per la Cultura Siciliana, sicuramente più idoneo per un “Teatro da Camera” che non per un “Teatro Popolare”: I ripetuti applausi hanno dimostrato ampiamente che il lavoro (o “fatica”?) di Alfio Guzzetta è ben speso, visti i risultati: la matrice di base di “Terre Forti”, cioè la riscoperta dell’identità e delle radici, nel momento in cui “politicamente” si tende all’annullamento totale di questi due fondamentali elementi della vita di un territorio, ha una sua valida e concreta ragione d’essere. Occorre darne atto ad Alfio Guzzetta e a quanti lo circondano e lo affiancano nel proseguire questo arduo percorso.
Ne “La scerra di li numi” Micio (Domenico) Tempio racconta la storia di due personaggi che si disputano una carica. Oggi si direbbe, due pretendenti lottano per una “poltrona”; a conclusione, per buona pace di tutti, entrambi i rivali vengono accontentati, ottenendo ciascuno una poltrona diversa. Una “farsa”, questa di Tempio, che la dice lunga sui “poteri” terreni, occulti o visibili che siano.
Guzzetta e il suo Collettivo hanno saputo cogliere le sfumature nella scrittura del Poeta, esaltandone gli aspetti più contraddittori e con un filo di ironia che ha reso accattivante la rappresentazione
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