Parliamo di Sicilia: parliamo di cultura, di politica, parliamo di passato e futuro in un presente dalla bagarre mediatica sulla fine del “capo dei capi”.
La grande stampa nazionale e internazionale (ri)scopre Totò Riina nei suoi ultimi giorni, si innesca il meccanismo delle domande sull’eredità che lascia, su chi sarà il successore di cosa nostra, sui misteri/segreti che il criminale si porta nell’aldilà, sui rapporti (presunti?) tra Stato e grande criminalità “siciliana”, insomma la “mafia” torna ad essere argomento primario sulle prime pagine dei giornali, con l’appendice di polemiche sui funerali pubblici non consentiti, eccetera eccetera. Tutto ciò mentre c’è un mondo che appare impazzito, un pianeta che può esplodere solo che a qualcuno dei Potenti scivoli il piede su una banale buccia di banana, mentre nel nostro Paese disoccupazione e sottoccupazione la fanno da padroni e per i giovani gli scenari diventano sempre più cupi. Quel che appare evidente, ma nessuno (ovviamente) lo può evidenziare, è l’immensa ipocrisia che copre l’attuale realtà, la sconfinata volontà di cancellare qualsiasi memoria che possa ricondurre alla (ri)scoperta delle verità che nessuno o pochi hanno interesse a fare riemergere per potere avviare un nuovo percorso. Così per la fine del “capo dei capi” gli interrogativi riguardano una “successione” al comando, senza (ovviamente) dare uno sguardo indietro, necessario per comprendere come si è arrivati a consolidare la situazione che tutti vivono oggi. Non c’è “rimembranza” sul come quella che una volta era definita “onorata società” si sia trasformata in “mafia” in Sicilia, allargandosi poi su tutti i continenti, non c’è ricordo di chi ne ha favorito l’insediamento su questo territorio nel lontano 1943, dei segreti “patti scellerati” per far nascere la Repubblica Italiana e scongiurare il pericolo di una eventuale secessione dell’Isola da una Italia ancora scossa dalla guerra di Liberazione dal fascismo. Tutto ciò è avvolto nella nebbia dei decenni trascorsi e dalle complicità di chi ha voluto che così fosse.
I giorni nostri? La Sicilia esce da una competizione elettorale che ha registrato un pesantissimo assenteismo che, a conti fatti, è servito anche alla poco chiara coalizione che è andata al Governo, mentre il nuovo Presidente cerca di smarcarsi dalle ambiguità che possono procuragli alleati più o meno scomodi e la linea d’orizzonte di un richiesto cambiamento continua a rimanere sottilissima e nebulosa.
Ebbene, nei giorni nostri in Sicilia accade qualcosa che fa sperare, un “evento” che è accaduto, e anche se non riuscisse a varcare le acque dello Stretto per “sbarcare” sulla sponda italica, lascia un segno tangibile là dove si è verificato e in quanti lo hanno vissuto e conosciuto. L’evento? La presentazione di un libro. Si dirà: che c’è di “eccezionale” nella presentazione di un libro? Di un libro che non “scopre” alcunché, nessun “mistero”, nessuna “verità” nascosta? Nonostante ciò affermiamo che si tratta di un avvenimento “particolare”.
L’evento si è avuto a Caltanissetta, sabato scorso. Il libro si intitola “Now”, ed è un fantasy/metafora. Location della presentazione la Biblioteca Scarabelli, forse un po’ stretta per la numerosa presenza di meno giovani, giovani e adolescenti. In realtà una presentazione insolita, più che altro una conversazione con chi questo “Now” ha scritto. Al tavolo della presentazione l’assessore alla Cultura del Comune di Caltanissetta Carlo Campione, il direttore dell’Istituto per la Cultura Siciliana Luigi Asero, l’imprenditore nisseno Fabio Lipani, chi scrive, e l’autore di “Now”.
L’autore di “Now”? Ylenia Di Martino, 15 anni, allieva del secondo anno del Liceo classico “Ruggero Settimo” di Caltanissetta, “Now” scritto nel 2014 all’età di 12 anni…
“Now”: adesso, in questo momento, un “inizio”. Non è difficile da spiegare, forse ai più diventa complesso il “capire” cosa possa significare questo “adesso”, questo “inizio” in una Sicilia che ha perduto tanto, sicuramente troppo, nel corso degli ultimi decenni. E dal “centro” di questa Sicilia, di questa Isola che isola resta nelle sue profonde radici coperte dall’indifferenza odierna, dallo scetticismo che travolge qualsiasi prospettiva, ecco giungere un segnale inaspettato che viene lanciato da una giovane Siciliana, una Siciliana del Terzo Millennio, una Siciliana che riesce a sconvolgere i luoghi comuni, gli stereotipi che si continuano ad appiccicare a questa collettività isolana.
E con Ylenia Di Martino anche la “scoperta” di un cuore pulsante di studio, una Scuola/le Scuole Classiche del Nisseno dove si sta costruendo un “nuovo” Umanesimo, fuori dalle rotte del consueto, libero di esprimersi grazie a docenti che alimentano passioni e sentimenti antichi, quelli che (volenti o nolenti) riportano alla memoria i tempi di una grande Cultura, necessaria, indispensabile per riprendere un Cammino di un possibile cambiamento.
Ecco l’evento nella sua essenza, grazie a una ragazzina, una dodicenne, ora quindicenne, che con il suo fantasy riesce a provocare emozioni note e ignote, e a porre una fondamentale pietra confinaria, un Landmark, lanciando un ponte tra il presente e il passato e (probabilmente) il futuro. E ciò apre alla speranza.
Una “speranza” che può venire da questi adolescenti nati in Sicilia nel Terzo Millennio, una “speranza” che possono alimentare per quelli che verranno dopo, e per quanti riusciranno a resistere ai danni provocati da altri.
Ylenia nel nome: una pianta che crescerà, vicina alla Luce…
Salvo Barbagallo
(A seguire video integrale della presentazione e photogallery)